Riconoscere gli adulti
Diciamo spesso ai nostri giovani “studiate, leggete, siate più preparati per la società di domani”. Vorremmo essere riconosciuti come ‘adulti’. Loro si sentono già ‘adulti’ o almeno percorrono la loro strada che è appunto, la loro strada, e noi, come possiamo accompagnarli? Nel fare conoscere le differenze. Messa così, non otteniamo nulla; solo che ci allontaniamo sempre più verso il tempo del distacco. Dovremmo insegnare a riconoscere gli altri e questo è più difficile. La nostra società è impostata su un modello, in cui, mostrare la regolarità nella differenza, non è lo scopo principale. “Non mi fido neanche del mio più caro amico” mi diceva in aula uno studente, con cui parlavo di metodi di studio appropriati. Altro che tentativi di coinvolgimento ci vorrebbero, occorre piuttosto un cambiamento fondamentale degli approcci. Le discipline, così come sono regolamentate, invitano a un uso della cultura a compartimenti stagni, senza connessioni, che, crediamo, debbano avvenire nella loro mente. Chi può strutturare le loro menti in modo forte e ricettivo? Compito dell’adulto è fare sorridere il giovane, motivarlo alle conquiste più alte, alla pace, alla serenità, alla stima di se stesso. Guidarlo alla conquista di un lavoro, dell’amore e della gioia.
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